RELAZIONE TECNICA FINALE

 

INERENTE IL RESTAURO DELL’ALTAR MAGGIORE DELLA CHIESA DI S.PIETRO A LUGO DI VICENZA

 

OGGETTO: altare in pietra policroma, marmo e legno

EPOCA: XVIII secolo

AUTORE: ignoto

UBICAZIONE: presbiterio chiesa di S.Pietro a Lugo di Vicenza (VI)

PROPRIETA’: parrocchiale

VINCOLI: Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico del Veneto Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici

di Verona

 

DIMENSIONI: altezza m 2,53

larghezza m 2, 44

profondità m 1,13

INCISIONI: 1762 (retro tabernacolo)

17XX7 (mensa) “Brazzale” (retro S.Pietro)

 

DESCRIZIONE

L’altare è costituito dal paliotto, dalla mensa e, leggermente rialzati, dal tabernacolo con i due santi Pietro e Paolo ai lati.

 

Il paliotto in pietra di Vicenza con specchiature in marmo giallo, è decorato da volute a riccioli e foglie d’acanto; al centro vi è un intarsio marmoreo raffigurante “Madonna col Bambino e la corona del Rosario”, sovrastato da due teste di angioletti.


La mensa, in pietra di Vicenza e pietra calcarea, presenta nella lastra quadrata centrale la scritta “17XX7”.

 

Un basamento ligneo a gradini con cornicette chiare e specchiature a finto marmo rosso (che si accompagnano a quelle poste sui tre lati in vista dei basamenti dei santi), regge il tabernacolo. Quest’ultimo, in pietra e in marmo rosso e giallo, è di stile leggermente diverso dal paliotto. Presenta una porticina metallica centinata, incorniciata da inserti marmorei; ai lati di sono due piccole lesene in marmo rosso. Le paretine laterali sono di poco aggettanti e terminano in basso con volute a ricciolo.

La parte sommitale ha una chiusura rotondeggiante, concludentesi con dei riccioli agli angoli inferiori; anch’essa presenta un intarsio marmoreo sul davanti e sul retro la scritta “1762”.

E’ coronata da un crocefisso in ottone inciso e decorato.

 

Ai lati del tabernacolo vi sono le due statue dei santi, poggianti su due basamenti che li rialzano dalla mensa di circa 40 cm.; S.Pietro (a sx.), con le chiavi del Paradiso sulla mano destra e un libro chiuso sulla sinistra, guarda verso l’alto; S.Paolo legge il libro sorretto dalla mano destra, mentre l’altra è poggiata sull’elsa della spada.

 

TECNICA D’ESECUZIONE

Il paliotto e le due statue dei santi sono dello stesso materiale (pietra di Vicenza chiara, con numerose imperfezioni al suo interno) e molto probabilmente della stessa bottega di artisti scalpellini. Sono infatti molto vicini anche dal punto di vista della tecnica esecutiva: si nota, ad esempio, la stessa maniera di eseguire gli occhi (sia nei santi che negli angioletti del paliotto) segnandoli, all’estremità interna, con due buchetti eseguiti col trapano.

Diffusi sono i segni degli attrezzi usati durante la lavorazione.

Ciascuno dei due santi, inoltre, e il paliotto sono stati ricavati da un unico blocco di pietra.

I basamenti ai piedi dei due santi sono in muratura, poi intonacata e dipinta a latte di calce.

 

Le lastre perimetrali della mensa e la lastra quadrata (quella con la data 17XX7) sono in pietra tenera di Vicenza, mentre nella parte interna vi è un blocco di pietra calcarea grigia, lisciata per circa 2 cm lungo il lato anteriore e che presenta l’incavo per la pietra quadrata arretrato rispetto a quello attuale. Tutto ciò denuncia il recupero e il riadattamento di una mensa preesistente.

I pezzi posti perimetralmente sono ancorati alla mensa e tra di loro da ganci in ferro.

 

La fascia sottostante il paliotto e i lati dell’altare sono costituiti dall’assemblaggio di vari pezzi in pietra spessi circa 9 cm.

 

Si notano delle stuccature originali in materiale gessoso (poi ricoperto da velatura gialla per accompagnarle alla tinta della pietra) sul mantello dietro la spalla dx di S.Pietro, sul lato superiore sx del mantello e sul ginocchio sx di S.Paolo.

Sempre in materiale gessoso sono le stuccature perimetrali delle lastre del paliotto e del tabernacolo.

 

Il tabernacolo è scolpito in una pietra più scura e tenace, che ha consentito così la realizzazioni di particolari più fini (v. modanature delle cornici).

 

STATO DI CONSERVAZIONE

L’altare è stato più volte ridipinto nelle parti in pietra e in legno.

Prima del restauro appariva di colore grigio-beige su gran parte della superficie, ma vi erano altre cromie che mettevano in evidenza alcuni particolari.

 

La porporina presente sulle due teste di angioletti del paliotto e sulle volute a questi adiacenti si era molto alterata e aveva assunto una colorazione verde che aveva impregnato la pietra stessa.

 

Le due statue dei santi erano molto appiattite nel modellato dai vari strati di colore sovrammessi. Questi, infatti, erano in molti punti caduti o fortemente sollevati sia per l’eccessivo spessore delle ridipinture che per l’azione dell’umidità di condensa e di risalita.

La ridipintura bianca molto spessa e decoesa che si trovava a contatto con la pietra, deve aver collassato sotto l’azione di invecchiamento e ritiro degli strati soprastanti.

L’umidità di risalita ha causato danni visibili sul paliotto, provocando il distacco e la caduta dei vari strati di colore e di foglia oro e carbonatando alcune ridipinture.

L’azione deleteria delle efflorescenze saline è visibile anche nelle specchiature, dove vi sono cadute di materiale marmoreo; la lastra maggiore di destra è rotta nell’angolo inferiore sx.

 

Distacchi di intonaco si notavano in corrispondenza dei basamenti intonacati, sia sulle cornici che sulle specchiature.

 

Le cornicette bianche dei gradini presentavano numerosi sollevamenti e cadute di uno strato pittorico piuttosto spesso; nella specchiatura interna a finto marmo, tale strato è in parte caduto e ricoperto dall’ultima ridipintura.

Cadute di colore si riscontrano anche nei basamenti dei santi.


La mensa in pietra era stata stuccata e in parte ricoperta da una malta cementizia di colore rosato. L’impugnatura della spada di S.Paolo è mancante.

 

INTERVENTI PRECEDENTI

Gli interventi che si sono succeduti sull’altare potrebbero fare riferimento ad alcuni momenti storici importanti della vita della chiesa.

 

Nella visita pastorale del 1726 (1), si apprende che l’altare maggiore aveva cambiato titolazione, passando da quella al Santissimo Sacramento e alla Beata Vergine Maria a quella dei Santi Pietro e Paolo (2).

E’ probabile quindi che intorno a questa data sia stato concepito l’altare nelle forme attuali, dato che prima ospitava la pala raffigurante la “Beata Vergine Maria con il Salvatore e ai lati S.Pietro e S.Giovanni Battista”. Inoltre, come è già stato accennato, per la parte interna della mensa potrebbe essere stata riutilizzata la lastra in pietra dell’altare precedente, nominata nella visita pastorale del 1587 (3), e nella nuova lastra quadrata è stata posta la data “17XX7”.

I basamenti in muratura e intonaco dei due santi furono coperti da uno scialbo a latte di calce.

Le statue, dopo l’asportazione degli strati sovrammessi, hanno rivelato una superficie leggermente erosa e consumata nelle parti rivolte verso l’alto e ciò fa pensare che in origine la pietra fosse a vista. Come già accennato, alcune mancanze sono state stuccate con materiale gessoso e poi accompagnate al resto della superficie con una velatura gialla.

Anche i gradini sorreggenti il tabernacolo potrebbero essere stati recuperati dal precedente altare; al di sotto della tinta attuale, direttamente a contatto con il legno, sulle cornicette vi sono delle cromie a tempera molto accese: verde su quelle superiori, rossa su quelle interne.

L’incisione “Brazzale” che si trova dietro la statua di S.Pietro, e l’altra non ben identificata posta sul retro di S.Paolo sono state eseguite quando le statue non erano ancora state ridipinte.

 

La data “1762” impressa sul retro del tabernacolo potrebbe indicare un altro momento in cui si è intervenuto sull’altare.

Forse ha riferimento con la tinteggiatura a tempera bianca, piuttosto spessa, che ha interessato le parti in pietra, ad eccezione della mensa, attenuando notevolmente il modellato e oscurando la finezza dei particolari (v. mani, visi e riccioli dei santi, modanature del tabernacolo, ecc.).

Questo strato deve essere rimasto a vista per un certo tempo, dato che risultava ricoperto da polvere, nerofumo delle candele e da un attacco di muffe nere.

 

Dopo un certo periodo di incuria, quindi, nel 1860 vi fu “l’attesa e sospirata ristrutturazione della chiesetta di S.Pietro” (4).

E’ in questo momento che si può collocare la successiva ridipintura, probabilmente oleosa, riscontrata appena al di sotto dell’ultimo strato di colore.

L’altare appariva tinta beige, ad eccezione di un verdino chiaro alla base dei santi, delle copertine rosse dei libri, e delle zone in foglia oro su bolo giallo che rispecchiavano il gusto dell’epoca.

Le parti dorate erano: le chiavi di S.Pietro, la spada di S.Paolo, le pagine dei libri, alcune cornicette frontali e i riccioli del tabernacolo, le volute del paliotto, le due testine e le ali degli angioletti.

Probabilmente in questa fase i gradini in legno furono ricoperti da una preparazione piuttosto spessa sia nelle cornicette che nella specchiatura centrale; quest’ultima fu dipinta a finto marmo sui colori del giallo e del rosso, con venature bourdeaux, ad imitazione dei marmi del tabernacolo.

Alcune cadute interessanti gli spigoli delle cornici esterne più aggettanti e dei basamenti in malta sono state ripristinate con malta di calce e sabbia.

 

L’ultimo intervento riscontrato non ha riferimenti cronologici precisi, ma dev’essere stato eseguito in tempi relativamente recenti dato che si trattava di una ridipintura a smalto dai seguenti

colori: grigio-beige su gran parte della superficie, verde-azzurro sui basamenti delle statue, verde-grigio sulla spada di S.Paolo e sulle chiavi di S.Pietro, rosso-bruno e giallo sui libri dei santi, porporina sulle due teste di angioletti del paliotto e sulle volute a questi adiacenti.

In molti punti lo smalto andava direttamente sulla pietra, denunciando così il fatto che anche la ridipintura ottocentesca cominciava a deteriorarsi e a cadere.

Non ha interessato invece il tabernacolo che appare infatti ancora con le cornicette in foglia oro a vista.

I basamenti in muratura posti alla base dei due santi sono stati ridipinti con smalto beige e finto marmo rosso sui tre lati a vista, riprendendo la stessa decorazione sulla specchiatura dei gradini in legno sorreggenti il tabernacolo; le cornicette dei gradini, invece, e i piani orizzontali, sono stati ridipinti con uno smalto bianco;, dove vi erano cadute di colore e di preparazione (sia sulla specchiatura che sulle cornici), lo smalto era a diretto contatto col legno.

Stuccature in materiale gessoso hanno fissato alla base le due statue dei santi e hanno ripristinato alcune cadute degli spigoli in malta dei basamenti.

 

Gli strati rinvenuti nelle statue e nel tabernacolo interessavano anche il paliotto ma, a causa dell’umidità di risalita, erano presenti in maniera discontinua; anche altre ridipinture a tempera gialline o rosa chiaro sono state qui localmente riscontrate, e probabilmente sono da imputarsi ad interventi di riordino della parte bassa più deteriorata.

  

  1. Giordano Dellai, “Storia di Lugo di Vicenza e della sua gente”, La Serenissima ed., pag. 193.

  1. Giordano Dellai, “Storia di Lugo di Vicenza e della sua gente”, La Serenissima ed., pag. 191.

  1. Giordano Dellai, “Storia di Lugo di Vicenza e della sua gente”, La Serenissima ed., pag. 190.

  1. Giordano Dellai, “Storia di Lugo di Vicenza e della sua gente”, La Serenissima ed., pag. 314.

 

INTERVENTO DI RESTAURO

Dopo aver verificato con test stratigrafici che gli strati presenti non erano originali e che non presentavano policromie, si è deciso di asportarli per recuperare la superficie originale in pietra di Vicenza.

Sono state mantenute alcune ridipinture ottocentesche a foglia oro che interessavano le volute del paliotto, gli angioletti, i libri dei santi, le chiavi di S.Pietro e la spada di S.Paolo.

Si è deciso di tenere anche le specchiature a finto marmo dei basamenti i dei santi e, conseguentemente, la ridipintura a questi accompagnata posta sul lato frontale dei gradini in legno.

 

Nel paliotto le dorature sono state preventivamente pulite con EDTA bisodico al 3% e successivamente consolidate e protette con due passaggi successivi di Paraloid B72 al 3% in acetone.

Acril 33 a varie diluizioni e a volte addensato con klucel G, è stato usato per consolidare i sollevamenti delle ridipinture non asportate sui santi, sulle specchiature dei basamenti e sui gradini sottostanti il tabernacolo.

 

La pulitura delle parti in pietra è stata effettuata tramite impacchi acquosi di carbonato d’ammonio in soluzione satura per circa 20 minuti, ammorbidendo così i materiali sovrammessi e permettendone la successiva asportazione a bisturi.

Le chiavi di S.Pietro, la spada di S.Paolo e le pagine dei libri sono state pulite mediante impacchi di solvent gel 2 (acetone 75%, alcool benzilico 25%) e successiva rifinitura con alcool etilico, tamponcino e bisturi.

Sono state eliminate meccanicamente le stuccature cementizie di colore rosato che ricoprivano gran parte della mensa, e quelle gessose poste alla base dei santi.

Si sono invece mantenuti i rifacimenti in malta di calce e sabbia interessanti alcuni spigoli dei basamenti e del paliotto, adattandone la modanatura alle parti adiacenti.


Consolidamenti di intonaco sono stati eseguiti sugli spigoli e le specchiature dei basamenti tramite iniezioni localizzate di maltine idrauliche.


Le cadute di materiale lapideo (localizzate soprattutto lungo gli spigoli della mensa), sono state stuccate con malta a base di grassello, calce idraulica lafarge, polveri di marmo e sabbia. Così pure gli spazi tra le lastre della mensa e lungo il perimetro alla base dei santi.

 

Le specchiature dei basamenti, eseguite su una base a smalto, sono state reintegrate a velatura con i colori a vernice, mentre il resto della superficie è stata ritoccata ad abbassamento di tono velando i punti troppo chiari con i colori all’acquerello.

Alcune piccole zone molto scure (fianchi dell’altare) o con residui non asportabili di porporina verde (lati degli angioletti) sono state ricoperte da uno scialbo a base di latte di calce.

 

Si fa notRELAZIONE TECNICA FINALE

 

INERENTE IL RESTAURO DELL’ALTAR MAGGIORE DELLA CHIESA DI S.PIETRO A LUGO DI VICENZA

 

OGGETTO: altare in pietra policroma, marmo e legno

EPOCA: XVIII secolo

AUTORE: ignoto

UBICAZIONE: presbiterio chiesa di S.Pietro a Lugo di Vicenza (VI)

PROPRIETA’: parrocchiale

VINCOLI: Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico del Veneto Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici

di Verona

 

DIMENSIONI: altezza m 2,53

larghezza m 2, 44

profondità m 1,13

INCISIONI: 1762 (retro tabernacolo)

17XX7 (mensa) “Brazzale” (retro S.Pietro)

 

DESCRIZIONE

L’altare è costituito dal paliotto, dalla mensa e, leggermente rialzati, dal tabernacolo con i due santi Pietro e Paolo ai lati.

 

Il paliotto in pietra di Vicenza con specchiature in marmo giallo, è decorato da volute a riccioli e foglie d’acanto; al centro vi è un intarsio marmoreo raffigurante “Madonna col Bambino e la corona del Rosario”, sovrastato da due teste di angioletti.


La mensa, in pietra di Vicenza e pietra calcarea, presenta nella lastra quadrata centrale la scritta “17XX7”.

 

Un basamento ligneo a gradini con cornicette chiare e specchiature a finto marmo rosso (che si accompagnano a quelle poste sui tre lati in vista dei basamenti dei santi), regge il tabernacolo. Quest’ultimo, in pietra e in marmo rosso e giallo, è di stile leggermente diverso dal paliotto. Presenta una porticina metallica centinata, incorniciata da inserti marmorei; ai lati di sono due piccole lesene in marmo rosso. Le paretine laterali sono di poco aggettanti e terminano in basso con volute a ricciolo.

La parte sommitale ha una chiusura rotondeggiante, concludentesi con dei riccioli agli angoli inferiori; anch’essa presenta un intarsio marmoreo sul davanti e sul retro la scritta “1762”.

E’ coronata da un crocefisso in ottone inciso e decorato.

 

Ai lati del tabernacolo vi sono le due statue dei santi, poggianti su due basamenti che li rialzano dalla mensa di circa 40 cm.; S.Pietro (a sx.), con le chiavi del Paradiso sulla mano destra e un libro chiuso sulla sinistra, guarda verso l’alto; S.Paolo legge il libro sorretto dalla mano destra, mentre l’altra è poggiata sull’elsa della spada.

 

TECNICA D’ESECUZIONE

Il paliotto e le due statue dei santi sono dello stesso materiale (pietra di Vicenza chiara, con numerose imperfezioni al suo interno) e molto probabilmente della stessa bottega di artisti scalpellini. Sono infatti molto vicini anche dal punto di vista della tecnica esecutiva: si nota, ad esempio, la stessa maniera di eseguire gli occhi (sia nei santi che negli angioletti del paliotto) segnandoli, all’estremità interna, con due buchetti eseguiti col trapano.

Diffusi sono i segni degli attrezzi usati durante la lavorazione.

Ciascuno dei due santi, inoltre, e il paliotto sono stati ricavati da un unico blocco di pietra.

I basamenti ai piedi dei due santi sono in muratura, poi intonacata e dipinta a latte di calce.

 

Le lastre perimetrali della mensa e la lastra quadrata (quella con la data 17XX7) sono in pietra tenera di Vicenza, mentre nella parte interna vi è un blocco di pietra calcarea grigia, lisciata per circa 2 cm lungo il lato anteriore e che presenta l’incavo per la pietra quadrata arretrato rispetto a quello attuale. Tutto ciò denuncia il recupero e il riadattamento di una mensa preesistente.

I pezzi posti perimetralmente sono ancorati alla mensa e tra di loro da ganci in ferro.

 

La fascia sottostante il paliotto e i lati dell’altare sono costituiti dall’assemblaggio di vari pezzi in pietra spessi circa 9 cm.

 

Si notano delle stuccature originali in materiale gessoso (poi ricoperto da velatura gialla per accompagnarle alla tinta della pietra) sul mantello dietro la spalla dx di S.Pietro, sul lato superiore sx del mantello e sul ginocchio sx di S.Paolo.

Sempre in materiale gessoso sono le stuccature perimetrali delle lastre del paliotto e del tabernacolo.

 

Il tabernacolo è scolpito in una pietra più scura e tenace, che ha consentito così la realizzazioni di particolari più fini (v. modanature delle cornici).

 

STATO DI CONSERVAZIONE

L’altare è stato più volte ridipinto nelle parti in pietra e in legno.

Prima del restauro appariva di colore grigio-beige su gran parte della superficie, ma vi erano altre cromie che mettevano in evidenza alcuni particolari.

 

La porporina presente sulle due teste di angioletti del paliotto e sulle volute a questi adiacenti si era molto alterata e aveva assunto una colorazione verde che aveva impregnato la pietra stessa.

 

Le due statue dei santi erano molto appiattite nel modellato dai vari strati di colore sovrammessi. Questi, infatti, erano in molti punti caduti o fortemente sollevati sia per l’eccessivo spessore delle ridipinture che per l’azione dell’umidità di condensa e di risalita.

La ridipintura bianca molto spessa e decoesa che si trovava a contatto con la pietra, deve aver collassato sotto l’azione di invecchiamento e ritiro degli strati soprastanti.

L’umidità di risalita ha causato danni visibili sul paliotto, provocando il distacco e la caduta dei vari strati di colore e di foglia oro e carbonatando alcune ridipinture.

L’azione deleteria delle efflorescenze saline è visibile anche nelle specchiature, dove vi sono cadute di materiale marmoreo; la lastra maggiore di destra è rotta nell’angolo inferiore sx.

 

Distacchi di intonaco si notavano in corrispondenza dei basamenti intonacati, sia sulle cornici che sulle specchiature.

 

Le cornicette bianche dei gradini presentavano numerosi sollevamenti e cadute di uno strato pittorico piuttosto spesso; nella specchiatura interna a finto marmo, tale strato è in parte caduto e ricoperto dall’ultima ridipintura.

Cadute di colore si riscontrano anche nei basamenti dei santi.


La mensa in pietra era stata stuccata e in parte ricoperta da una malta cementizia di colore rosato. L’impugnatura della spada di S.Paolo è mancante.

 

INTERVENTI PRECEDENTI

Gli interventi che si sono succeduti sull’altare potrebbero fare riferimento ad alcuni momenti storici importanti della vita della chiesa.

 

Nella visita pastorale del 1726 (1), si apprende che l’altare maggiore aveva cambiato titolazione, passando da quella al Santissimo Sacramento e alla Beata Vergine Maria a quella dei Santi Pietro e Paolo (2).

E’ probabile quindi che intorno a questa data sia stato concepito l’altare nelle forme attuali, dato che prima ospitava la pala raffigurante la “Beata Vergine Maria con il Salvatore e ai lati S.Pietro e S.Giovanni Battista”. Inoltre, come è già stato accennato, per la parte interna della mensa potrebbe essere stata riutilizzata la lastra in pietra dell’altare precedente, nominata nella visita pastorale del 1587 (3), e nella nuova lastra quadrata è stata posta la data “17XX7”.

I basamenti in muratura e intonaco dei due santi furono coperti da uno scialbo a latte di calce.

Le statue, dopo l’asportazione degli strati sovrammessi, hanno rivelato una superficie leggermente erosa e consumata nelle parti rivolte verso l’alto e ciò fa pensare che in origine la pietra fosse a vista. Come già accennato, alcune mancanze sono state stuccate con materiale gessoso e poi accompagnate al resto della superficie con una velatura gialla.

Anche i gradini sorreggenti il tabernacolo potrebbero essere stati recuperati dal precedente altare; al di sotto della tinta attuale, direttamente a contatto con il legno, sulle cornicette vi sono delle cromie a tempera molto accese: verde su quelle superiori, rossa su quelle interne.

L’incisione “Brazzale” che si trova dietro la statua di S.Pietro, e l’altra non ben identificata posta sul retro di S.Paolo sono state eseguite quando le statue non erano ancora state ridipinte.

 

La data “1762” impressa sul retro del tabernacolo potrebbe indicare un altro momento in cui si è intervenuto sull’altare.

Forse ha riferimento con la tinteggiatura a tempera bianca, piuttosto spessa, che ha interessato le parti in pietra, ad eccezione della mensa, attenuando notevolmente il modellato e oscurando la finezza dei particolari (v. mani, visi e riccioli dei santi, modanature del tabernacolo, ecc.).

Questo strato deve essere rimasto a vista per un certo tempo, dato che risultava ricoperto da polvere, nerofumo delle candele e da un attacco di muffe nere.

 

Dopo un certo periodo di incuria, quindi, nel 1860 vi fu “l’attesa e sospirata ristrutturazione della chiesetta di S.Pietro” (4).

E’ in questo momento che si può collocare la successiva ridipintura, probabilmente oleosa, riscontrata appena al di sotto dell’ultimo strato di colore.

L’altare appariva tinta beige, ad eccezione di un verdino chiaro alla base dei santi, delle copertine rosse dei libri, e delle zone in foglia oro su bolo giallo che rispecchiavano il gusto dell’epoca.

Le parti dorate erano: le chiavi di S.Pietro, la spada di S.Paolo, le pagine dei libri, alcune cornicette frontali e i riccioli del tabernacolo, le volute del paliotto, le due testine e le ali degli angioletti.

Probabilmente in questa fase i gradini in legno furono ricoperti da una preparazione piuttosto spessa sia nelle cornicette che nella specchiatura centrale; quest’ultima fu dipinta a finto marmo sui colori del giallo e del rosso, con venature bourdeaux, ad imitazione dei marmi del tabernacolo.

Alcune cadute interessanti gli spigoli delle cornici esterne più aggettanti e dei basamenti in malta sono state ripristinate con malta di calce e sabbia.

 

L’ultimo intervento riscontrato non ha riferimenti cronologici precisi, ma dev’essere stato eseguito in tempi relativamente recenti dato che si trattava di una ridipintura a smalto dai seguenti

colori: grigio-beige su gran parte della superficie, verde-azzurro sui basamenti delle statue, verde-grigio sulla spada di S.Paolo e sulle chiavi di S.Pietro, rosso-bruno e giallo sui libri dei santi, porporina sulle due teste di angioletti del paliotto e sulle volute a questi adiacenti.

In molti punti lo smalto andava direttamente sulla pietra, denunciando così il fatto che anche la ridipintura ottocentesca cominciava a deteriorarsi e a cadere.

Non ha interessato invece il tabernacolo che appare infatti ancora con le cornicette in foglia oro a vista.

I basamenti in muratura posti alla base dei due santi sono stati ridipinti con smalto beige e finto marmo rosso sui tre lati a vista, riprendendo la stessa decorazione sulla specchiatura dei gradini in legno sorreggenti il tabernacolo; le cornicette dei gradini, invece, e i piani orizzontali, sono stati ridipinti con uno smalto bianco;, dove vi erano cadute di colore e di preparazione (sia sulla specchiatura che sulle cornici), lo smalto era a diretto contatto col legno.

Stuccature in materiale gessoso hanno fissato alla base le due statue dei santi e hanno ripristinato alcune cadute degli spigoli in malta dei basamenti.

 

Gli strati rinvenuti nelle statue e nel tabernacolo interessavano anche il paliotto ma, a causa dell’umidità di risalita, erano presenti in maniera discontinua; anche altre ridipinture a tempera gialline o rosa chiaro sono state qui localmente riscontrate, e probabilmente sono da imputarsi ad interventi di riordino della parte bassa più deteriorata.

  

  1. Giordano Dellai, “Storia di Lugo di Vicenza e della sua gente”, La Serenissima ed., pag. 193.

  1. Giordano Dellai, “Storia di Lugo di Vicenza e della sua gente”, La Serenissima ed., pag. 191.

  1. Giordano Dellai, “Storia di Lugo di Vicenza e della sua gente”, La Serenissima ed., pag. 190.

  1. Giordano Dellai, “Storia di Lugo di Vicenza e della sua gente”, La Serenissima ed., pag. 314.

 

INTERVENTO DI RESTAURO

Dopo aver verificato con test stratigrafici che gli strati presenti non erano originali e che non presentavano policromie, si è deciso di asportarli per recuperare la superficie originale in pietra di Vicenza.

Sono state mantenute alcune ridipinture ottocentesche a foglia oro che interessavano le volute del paliotto, gli angioletti, i libri dei santi, le chiavi di S.Pietro e la spada di S.Paolo.

Si è deciso di tenere anche le specchiature a finto marmo dei basamenti i dei santi e, conseguentemente, la ridipintura a questi accompagnata posta sul lato frontale dei gradini in legno.

 

Nel paliotto le dorature sono state preventivamente pulite con EDTA bisodico al 3% e successivamente consolidate e protette con due passaggi successivi di Paraloid B72 al 3% in acetone.

Acril 33 a varie diluizioni e a volte addensato con klucel G, è stato usato per consolidare i sollevamenti delle ridipinture non asportate sui santi, sulle specchiature dei basamenti e sui gradini sottostanti il tabernacolo.

 

La pulitura delle parti in pietra è stata effettuata tramite impacchi acquosi di carbonato d’ammonio in soluzione satura per circa 20 minuti, ammorbidendo così i materiali sovrammessi e permettendone la successiva asportazione a bisturi.

Le chiavi di S.Pietro, la spada di S.Paolo e le pagine dei libri sono state pulite mediante impacchi di solvent gel 2 (acetone 75%, alcool benzilico 25%) e successiva rifinitura con alcool etilico, tamponcino e bisturi.

Sono state eliminate meccanicamente le stuccature cementizie di colore rosato che ricoprivano gran parte della mensa, e quelle gessose poste alla base dei santi.

Si sono invece mantenuti i rifacimenti in malta di calce e sabbia interessanti alcuni spigoli dei basamenti e del paliotto, adattandone la modanatura alle parti adiacenti.


Consolidamenti di intonaco sono stati eseguiti sugli spigoli e le specchiature dei basamenti tramite iniezioni localizzate di maltine idrauliche.


Le cadute di materiale lapideo (localizzate soprattutto lungo gli spigoli della mensa), sono state stuccate con malta a base di grassello, calce idraulica lafarge, polveri di marmo e sabbia. Così pure gli spazi tra le lastre della mensa e lungo il perimetro alla base dei santi.

 

Le specchiature dei basamenti, eseguite su una base a smalto, sono state reintegrate a velatura con i colori a vernice, mentre il resto della superficie è stata ritoccata ad abbassamento di tono velando i punti troppo chiari con i colori all’acquerello.

Alcune piccole zone molto scure (fianchi dell’altare) o con residui non asportabili di porporina verde (lati degli angioletti) sono state ricoperte da uno scialbo a base di latte di calce.

 

Si fa notare, inoltre che è stata riscontrata una notevole diminuzione dell’umidità di risalita da quando si è studiato una migliore ventilazione dell’ambiente.

 

Periodo esecuzione lavori: agosto – settembre 2006.

 

Direzione: dott.ssa Donata Samadelli della Soprintendenza al Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico del Veneto.

 

Operatrici: Fiorella Soffini, Aurelia Rampon (Schio-VI), Daniela Comparin (Schio-VI).


Lugo di Vicenza, 28 settembre 2006are, inoltre che è stata riscontrata una notevole diminuzione dell’umidità di risalita da quando si è studiato una migliore ventilazione dell’ambiente.

 

Periodo esecuzione lavori: agosto – settembre 2006.

 

Direzione: dott.ssa Donata Samadelli della Soprintendenza al Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico del Veneto.

 

Operatrici: Fiorella Soffini, Aurelia Rampon (Schio-VI), Daniela Comparin (Schio-VI).


Lugo di Vicenza, 28 settembre 2006